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Messale
Orario Sante Messe
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ore 11:00 - Chiesa Madre
ore 18:00 - Chiesa Madre


Lettera Pastorale di S. E. Mons. Stefano Rega


 Chiesa di Sant'Antonio

Chiesa di Sant'AntonioEra anticamente una piccola cappella costruita dal Sac. Pietro Barghelita, a proprie spese, e aperta al culto con decrfeto del 21 Ottobre 1676 del Vescovo di San Marco Mons. Fantoni, il quale nominava cappellano le stesso Don Pietro Barghelita.
Il Barghelita, poi, lascia in dono la Cappella al clero di Roggiano. Questi ne prende possesso il 2 Dicembre 1676 a mezzo del suo "procuratore", Don Giuseppe Plantiedi, con atto del notaio apostolico Don Pietro Antonio Ciresaro. Da allora è il Clero di Roggiano che delegail cappellano a reggere tale cappella a nome dello stesso Clero.
Da una lettera del 29-06-1892, inviata al Vescovo di San Marco Argentano dal giovane sacerdote Angelo Incutti (che fu poi Arciprete dal 1905 al 1916), si ricavano le seguenti notizie:

Nel 1842 la "cappella di Sant'Antonio" era cadente. Don Vincenzo Novellis la fece demolire e, col concorso del popolo e senza alcun aiuto del Clero, ne costruì una più grande, l'attuale.
Ricordava questo avvenimento l'iscrizione sulla facciata della nuova chiesa al di sopra della porta centrale, che poi fu ricoperta di calce.
Don Vincenzo Novellis ne fu Cappellano fino alla morte. Il 24 Maggio 1863, il Clero elegge il nuovo cappellano: Don Gaetano Novellis, nipote di Don Vincenzo. Per incuria del Clero, e particolarmente del cappellano, che non eseguirono, le necessarie riparazioni ai danni provocati dalle intemperie, la costruzione andò in deperimento. E il terremoto del 1887 finì di rovinarla: era caduta la volta e il tetto della navata centrale. Nel 1890 il sac. Angelo Incutti, nuovo Cappellano, mise mano ai lavori di riparazione, lamentando di aver ricevuto nessun aiuto dal Clero e poco dal popolo: lire cento di fronte alla spesa di lire mille! Pare che rifece la copertura e la volta.
Questa volta, eseguita in legno, durò fino al 1954, quando, danneggiata dall'alluvione del 3 Novembre 1953, fu ricostruita con rete metallica e calce a cura del Genio Civile di Cosenza.

Esiste nell'archivio della Curia Vescovile di San Marco Argentano un carteggio da cui si ricava che il Municipio di Roggiano, appoggiato dal Clero, chiedeva al Vescovo di voler erigere in Sant'Antonio una Congregazione del Purgatorio. La domanda, datata 1831, porta la firma del pro-sindaco Frangelli e dei seguenti "decurioni": Francesco De Novellis, Raffaele Iaconianni, Nicola capalbo, Gaetano Alfano e Vincenzo Cerbelli.
Il Cappellano della Chiesa rimaneva in carica solo un anno, ed era diverso dal Padre Spirituale della Congrega, che veniva eletto dall'assemblea dei soci e approvato dal Vescovo. nel 1898, 1 Novembre, viene eletto Padre Spirituale il sac. teologo Don Angelo Incutti, elezione approvata dal Vescovo Mons. Ricotta il 12-11-1898.
Di questa Congregazione del Purgatorio è rimasta tuttora la tradizione di celebrare una messa-funerale per le anime del purgatorio ogni 1° lunedì del mese con le offerte del popolo.

Durante il governo dell'Arciprete Don Ferdinando Balsano vi si tenevano le riunioni del Clero roggianese. era chiamata "Sant'Antonio extra moenia" (Sant'Antonio fuori le mura), perchè a quel tempo era fuori dell'abitato, in piena campagna. Ora è al centro del paese. dal terremoto del 1905 fino al 1963 (anno in cui fu aperta al culto la nuova Chiesa Madre) ha funzionato da "Chiesa Parrocchiale". E' facile immaginare il grande disagio della popolazione che affollava la chiesetta nelle feste più importanti dell'anno: San Francesco da Paola, Sant'Antonio Abate, chiusura del mese di Maggio, Settimana Santa.
Fu restaurata a cura di Don Angelo Mazzia nel 1954 col contributo del Genio Civile, e nel 1984 col contributo del Ministero dei Beni Culturali.

Guido LimidoNel 1976 fu costruito, l'altarino nuovo (mensa rivolta al popolo) secondo le prescrizioni liturgiche del Concilio. E' stato offerto da Guido Limido (nella foto)  a ricordo del 50° anno del suo battesimo.

Le due campane furono rifuse nel 1953 e portano la seguente iscrizione:
"Col suono di queste campane entri in tutte le case pace e bene. Rifusa nel 1953 con denaro raccolto da Emilio Abate tra i roggianesi emigrati in Argentina. Can.co Angelo Maria Mazzia, Arciprete Abate".
Vi si conservano:
un grosso crocifisso che prima era in San Giovanni;
l'antica statuta a mezzo busto di San Francesco di Paola e l'antica statuta della Madonna del Carmine, che erano una volta nella vecchia Chiesa Madre;
la statuta di Sant'Antonio di Padova offerta dai coniugi Riccardo e Lorita Muto verso il 1930; la statua di Santa Rita offerta, nello stesso periodo, dalla famiglia Bonfilio Francesco e Carmela; le statue di Sant'Antonio Abate, Santa Lucia, San Giuseppe, la Madonna del Rosario e il gruppo S. Cuore con S. Margherita; una tela della Madonna del carmine proveniente dall'antica Chiesa Madre; e altre tre tele provenienti dal convento dei Cappuccini: Sant'Antonio da Padova, San Fedele da Sigmaringa e il B. Bernardo da Offrida.

La statua di Sant'Antonio Abate, che è protettore degli animali e degli agricoltori, ha una storia. Fu acquistata e collocata in questa chiesa di Sant'Antonio di Padova solo verso la fine del 1800. Prima di questa data molti roggianesi si recavano ogni anno il 17 gennaio a Mottafollone per la festa di Sant'Antonio Abate. Un anno, alla fine del secolo XIX, durante la processione del Santo, presso la cappella rurale di sant'Antonio Abate, sotto l'abitato di Mottafollone, vi fu una rissa cruenta, con parecchi feriti, tra Mottafollonesi e Roggianesi, che si contendevano il privilegio di portare a spalla la statua del Santo. Dopo questo fatto i roggianesi comprarono la statua e cominciarono a fare a Roggiano la festa. Organizzta dalla famiglia Picarelli, cogli anni acquistò sempre maggiore solennità, tanto che si rese necessario celebrarladue volte l'anno: il 17 Gennaio e la 2^ Domenica di Ottobre. Nel 1902, a cura di Giuseppe Picarelli "procuratore" della festa, fu costruito l'altare di marmo che è in questa chiesa, come si rivela dall'iscrizione ai piedi dello stesso altare.

Oggi, venuto a mancare l'amore e l'interesse per la campagna, è sparita anche la devozione al Protettore degli agricoltori. E' della festa è rimasto soltanto un pò di fiera. Anche al giorno d'oggi la Chiesa di Sant'Antonio è abbastanza frequentata dai fedeli, sia perchè è nel vero centro del paese, sia per la tradizione consolidata in 60 anni di intensa funzionalità.

(Testi tratti dal libro "ROGGIANO - Frammenti di storia sacra" di Don Angelo Mazzia - 1989)

 

Adorazione perpetua


Adorazione perpetuaDal 6 febbraio 2008 è iniziata nella parrocchia  l’adorazione perpetua. Gesù eucarestia rimane esposto notte e giorno per l’adorazione dei fedeli. L’ostensorio con Gesù  è situato  nella cappelleta laterale  nella chiesa di S.Antonio.
Oltre 200 persone delle due comunità parrocchiali di Roggiano hanno dato la loro disponibilità per adorare Gesù per un’ora la settimana secondo quattro fasce orarie, due di giorno e due di notte ( 6-12; 12-18; 18-24; 0 -6) in modo che Gesù non resti mai solo, ma abbia sempre la compagnia orante di una o più persone.
L’adorazione è questo stare a tu per tu con Gesù, visibile nell’ostensorio. Il fedele si pone in ascolto del Signore, lo contempla, gli racconta la propria vita, medita sulla Parola di Dio e prende forza ed energia per affrontare l’avventura della vita.
Chi si trova davanti a Gesù fa esperienza di intimità profonda, di accoglienza dell’amore di Dio;  si trova a tu per tu con Colui che conosce tutto di noi e che, nel silenzio, ci aiuta a farci conoscere meglio per deciderci a camminare, con più determinazione, sui sentieri della fede; ci aiuta a far rivivere la speranza che gli avvenimenti della vita tante volte hanno  affievolito o addormentato;  ci aiuta a far emergere la passione d’amore filiale per Dio, d’amore sponsale per il coniuge e la famiglia, di carità operosa per il prossimo.
Qualcuno che legge potrebbe chiedere se è facile adorare per un’ora a settimana, se  è facile essere fedele all’impegno.
Come ogni cosa bella anche l’adorazione ha le sue difficoltà che si chiamano distrazioni, stanchezza, tentazione di “lasciarci stare” e cose simili. Per questo c’è sempre un ricambio: tante persone, ognuno per motivi propri, non sono riusciti ad andare avanti. Ma Gesù è sempre lì, aspetta nuove persone che sono desiderose d’incontrarLo. Posso dire che c’è sempre qualcuno nuovo che si fa avanti. Ed è una vera grazia.
Le difficoltà maggiori sono di notte, nella fascia 0-6. Ma anche in questa emergenza c’è gente generosa che si sta impegnando per più di un’ora. E siamo convinti che Il Signore ci aiuterà sempre.
L’adorazione non è solo  un bene per l’adoratore, ma per l’intera comunità ecclesiale e per la società civile. In quell’ora il Signore rinnova i cuori e la preghiera diventa un’ espansione di grazia per tutti.
Allora…continuiamo quest’avventura ed invitiamo sempre nuovi amici per quest’incontro di gioia e di cambiamento del cuore.

Il parroco Don Michele Coppa

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